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Dino Gavina. Bologna Bologna

 

ATC. Pensiline e paline della rete urbana
5. Fermate d’autobus

Nel 1994, dopo una prima esperienza con l’azienda tramviaria di Roma, Dino Gavina viene interpellato da Renzo Brunetti, presidente di ATC Bologna, per approfondire la tematica legata alle nuove paline e alle pensiline da disporre nelle fermate del sistema di trasporto pubblico urbano. La sua consulenza in qualità di imprenditore si basa sulle esperienze da lui già affrontate in vari programmi di riordino e sistemazione di elementi dell’arredo urbano cittadino.

(Nella foto in alto: pensiline del trasporto pubblico urbano - progetto di Kazhuide Takahama)

Per questo impegnativo tema progettuale Gavina indica la figura di Kazuhide Takahama, architetto e designer giapponese, suo stretto collaboratore ormai da molti anni. Takahama sviluppa un sistema coordinato e modulare molto essenziale, ancora oggi utilizzato, che integra la segnaletica, le sedute di attesa e gli elementi tecnologici per l’informazione utenti. Per la rilevanza del suo impatto sull’ambiente storico della città il progetto è sviluppato in stretta sintonia con l’allora soprintendente Elio Garzillo.

Nelle prime fasi è coinvolta anche Telecom, per inserire nelle pensiline dei terminali tecnologici, utili sia per il funzionamento delle tabelle informative elettroniche, sia per ridurre l’impatto dei loro impianti sulla città. L’evoluzione tecnologica ha fatto parzialmente decadere questa esigenza.


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Con la medesima cura è affrontato il progetto della palina, così descritto nelle parole dell’autore: "Nel definire il progetto del nuovo palo di fermata ho voluto individuare una proposta che fosse basata su criteri di grande semplicità e pulizia formale. La soluzione deve garantire l’immediata riconoscibilità dell’elemento, grazie anche alla originalità del disegno adottato, senza dovere rinunciare, ritengo , a quelle doti di equilibrio e di sobria correttezza formale a cui accennavo sopra. La sagoma, il colore, le dimensioni attentamente calibrate devono rendere il palo facilmente visibile anche a distanza, evitando tuttavia che nascano fastidiose interferenze o disarmonie con l’intorno". Dalla presentazione ad ATC, Kazuhide Takahama, novembre 1994.

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Dino Gavina. Bologna Bologna

 

Piazza Santo Stefano
4. La sistemazione di piazza Santo Stefano e il progetto per la piazzetta di Santa Maria della Vita

Il programma per la riqualificazione di vari ambiti della città, coordinato dalla Commissione Arredo Urbano del Comune di Bologna, viene avviato alla fine degli anni Ottanta con alcune ipotesi di riassetto di varie entità. Dino Gavina, consulente della Commissione, propone di incaricare l’architetto Luigi Caccia Dominioni per affidargli, tra i vari temi individuati, lo studio per la sistemazione della piazzetta della Vita, di fronte alla chiesa di Santa Maria della Vita in via Clavature.

(Nell'immagine in alto: nuovo assetto di Piazza Santo Stefano, progetto Luigi Caccia Dominioni, realizzazione Comune di Bologna)

In occasione di uno dei primi sopralluoghi, Gavina lo conduce in Piazza Santo Stefano dove erano in corso lavori sulle reti tecnologiche interrate. Il commento di Caccia Dominioni Finalmente la piazza viene messa a posto!” fa maturare in modo del tutto inaspettato l’idea di affrontare concretamente il riassetto della piazza, affidandone lo studio all’architetto milanese. Gavina scrive una lettera al Sindaco Renzo Imbeni che riceve un immediato riscontro. Nasce così, in un tempo assai stretto, il progetto di massima che viene approvato da Comune e Soprintendenza e poi eseguito a cura dell’ufficio Centro Storico comunale, seppure con alcuni discostamenti dalle linee progettuali definite da Caccia Dominioni. La piazza è inaugurata il 6 giugno 1991.


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Per la sistemazione della piazzetta della Vita il progetto di Caccia introduce due elementi di rinnovamento. Un cratere-aiuola “corregge” la pendenza della slargo, attraversato da una ”stuoia” lapidea che collega il Portico della Morte alla Chiesa della Vita, riportando idealmente al ricordo delle Confraternite che lì avevano la loro sede. Il progetto viene redatto fino alla fase esecutiva, ma non viene realizzato, anche in conseguenza del riassetto della giunta comunale.

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Dino Gavina. Bologna Bologna

 

La città della luce. Le luminarie natalizie a Bologna
3. Un nuovo modo di addobbare la città

Dopo un primo approccio che aveva portato l’ufficio di Gavina all’elaborazione di alcuni schemi di intervento, nel 1990 prende sostanza un vero e proprio programma organico per le luminarie natalizie a Bologna. Il progetto, commissionato dall’Associazione Commercianti e redatto da Monica Maimone e Sandro Tranchino (Studio Festi, Milano) e da Silvio Binini, Marco Denti, Daniele Vincenzi (Studio Gavina, Bologna), è studiato per essere applicato in varie zone della città.

(Nell'immagine in alto: casacata di luce dalle Due Torri)

Si tratta di un piano complessivo di intervento che reinterpreta radicalmente la natura delle luminarie natalizie, riportandole a una essenzialità e pulizia più efficacemente legate alla valenza spaziale della città oltre che alla tradizione storica dei grandi apparati scenografici effimeri. Un scelta progettuale ripresa e rinnovata negli anni a seguire fino ai giorni nostri.

In occasione della prima edizione della Città della Luce il portico del Pavaglione viene addobbato con forte senso innovativo grazie a un oggetto mobile riflettente, ispirato all’opera Lampshade di Man Ray del 1920. Un’opera che da sempre sta sospesa nell’ufficio di Gavina a San Lazzaro, dono dell’artista.


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Arredo urbano. Luoghi e sistemi per la città
2. Sperimentazioni e applicazioni di sistemi diffusi di arredo urbano

In concomitanza con la nascita e lo sviluppo dell’azienda Paradisoterrestre, il gruppo di lavoro avviato da Gavina affronta varie tematiche per innovare la progettazione degli spazi urbani e delle componenti di arredo per l’esterno. In questo clima nascono diverse occasioni di collaborazione con la pubblica amministrazione di Bologna, che si avvale di Gavina per ipotizzare la sistemazione di alcuni luoghi del centro storico, mediante semplici interventi di “pulizia” e con l’inserimento di arredi di nuova concezione, improntati alla moderna cultura del disegno industriale.

(Immagine in alto: fittoni Altabella in ghisa, pedonlizzazione di piazza Galvani; Produzione Simonagavina Paradisoterrestre)

Vengono così formulate proposte per lo slargo dove si incrociano via Farini e via Santo Stefano, per la piazza della Mercanzia, per la piazza di Porta Ravegnana. Mentre questi progetti non hanno seguito, vengono invece attuate alcune sistemazioni più contenute in Piazza Galvani, in Piazza Roosevelt, in via IV Novembre.

Il programma complessivo di riordino dell’arredo urbano interessa anche il sistema di affissioni pubbliche a stendardo, diffuso largamente in tutto il territorio comunale. Proprio per la rilevanza di questi elementi nel panorama cittadino, si decide di sostituire gli impianti esistenti con nuovi manufatti, estremamente semplici e di facile manutenzione. Anche in questo caso viene coinvolto Gavina, che mette a disposizione l’esperienza dei suoi collaboratori e delle aziende costruttrici di fiducia. Viene così sviluppato il modello Bonomia, ad elementi componibili e sostituibili, tuttora in uso nel territorio comunale bolognese.


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