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Un coworking, un'aula studio e diversi servizi di prossimità per studenti, percorsi di accompagnamento professionale, di mutualismo e attività culturali e di comunità.
Siamo a DumBO, l’area di 40mila metri quadri all’ex scalo merci Ravone, nel quartiere Porto-Saragozza.

Il progetto si chiama Bologna Attiva - Officina metropolitana per il nuovo lavoro, il mutualismo e l’economia collaborativa - ed è un progetto di rigenerazione umana, urbana e sociale sviluppato dalla Fondazione per l’Innovazione in collaborazione con Open Event e grazie al fondamentale sostegno del Comune di Bologna e dell’Università di Bologna. È basato su una collaborazione inedita, che vede lavorare insieme realtà pubbliche, private e comunitarie con l’obiettivo di creare uno spazio di lavoro, di studio, di attività culturali e di dialogo aperto tra comunità, professionisti e studenti, sperimentando pratiche innovative di riutilizzo di parte di un'area che rappresenta per il territorio e i cittadini un'importante opportunità di trasformazione urbana e di risposta a nuovi bisogni, 
Abbiamo raggiunto Chiara Faini, coordinatrice innovazione culturale ed economia urbana di Fondazione Innovazione Urbana, Giuseppe Seminario, community manager di Bologna Attiva, e Elisabetta Caruso, agente di prossimità del Quartiere Porto-Saragozza

Il vostro lavoro si inserisce in una prospettiva ampia delle politiche Urbane. Quali basi avete creato e quale l’obiettivo?

Bologna Attiva ha come obiettivo lo sviluppo all’interno dell’ex Scalo Ravone (e del distretto DumBO) di un nuovo polo cittadino in grado di mettere in relazione conoscenza, innovazione, benessere e cultura.
Sebbene il progetto nasca nell’ottica dell’uso temporaneo degli spazi del distretto, Bologna Attiva si inserisce pienamente nella prospettiva di lungo periodo di Bologna Città della Conoscenza, che pone le basi per la creazione di un ecosistema cittadino integrato in cui scienza, sapere ed innovazione diventano driver di cambiamento cittadino nonché volano di sviluppo, attrazione di talenti, inclusione e trasformazione urbana in grado di guidare la città verso processi di transizione digitale, economica, ambientale.
In particolare, il quadrante nord ovest della città diventerà oggetto di importanti interventi di rigenerazione urbana ed ambientale, che verranno realizzati grazie ai fondi PNRR con l’obiettivo di connettere lo sviluppo di una rete di poli di ricerca e di innovazione con importanti azioni di trasformazione urbana. Nello specifico sull’ex Scalo Ravone l’obiettivo è la creazione di un nuovo polo dedicato all’innovazione sociale e culturale, progettato nell’ottica di potenziare ed ulteriormente ampliare con le esperienze in atto di DumBO e Bologna Attiva.

È in questa cornice che a partire da giugno 2021 Bologna Attiva ha attivato all’interno dei suoi spazi processi innovativi di rigenerazione urbana e sociale, di prototipazione di servizi e strumenti dedicati al nuovo lavoro e alle nuove forme di intraprendere, in un’ottica orientata all’innovazione sociale e culturale, al mutualismo ed all’economia collaborativa: una struttura generativa e rigenerativa di collaborazione, cooperazione e sperimentazione tra imprese, associazioni, creativi, studenti, cittadini.

Quale è stato il percorso per arrivare ad oggi e cosa vedete domani?

Il progetto ha ottenuto un finanziamento nell’ambito Programma regionale delle attività produttive grazie al quale dall’estate del 2021 sono iniziati i lavori di riqualificazione del capannone Officina, che ospita oggi un coworking, un'aula studio e diversi servizi di prossimità per studenti, percorsi di accompagnamento professionale, di mutualismo e attività culturali e di comunità. Nell’immediato la sfida è quella di continuare a sviluppare la rete di comunità che oggi abitano questi spazi portando avanti in parallelo azioni di riqualifica degli spazi di Temporanea (il secondo capannone del progetto) e gli esterni sia di Temporanea che di Officina. Entrambi questi percorsi di tessitura della rete di partner e di azione sugli spazi devono inoltre guardare allo scenario futuro della Città della Conoscenza, che offre la macro-cornice di sviluppo complessivo all’interno.

Avete messo in relazione studenti, lavoratori, cittadini, creativi in un’ottica di economia collaborativa. Qual è il suo valore e perché ce n’era bisogno?

Bologna Attiva nasce come risposta agli importanti mutamenti che negli ultimi decenni hanno attraversato il mondo del lavoro rendendo necessario avviare una riflessione anche sui servizi, in un’ottica sempre più orientata all’innovazione, al mutualismo e alla costruzione di nuove forme di welfare. La pandemia e la crisi socio-economica hanno ulteriormente evidenziato la condizione di fragilità e di precarietà di alcune categorie di lavoratori e lavoratrici, e quindi di cittadini e cittadine, in particolare nel settore della cultura e delle creatività, mettendo in evidenza il bisogno di sperimentare nuove forme di welfare e di cura collettiva. Riflettendo sulle nuove forme di lavoro ci è parsa evidente la necessità di ragionare in stretta connessione con il tema della cittadinanza studentesca e i bisogni di coloro che si trovano a cavallo fra gli studi e la vita professionale per proporre le attività di formazione, networking, accelerazione con un focus particolare per i progetti in ambito ICC.

Infine, per assicurare il radicamento di Bologna Attiva nel territorio di riferimento ed aumentarne la pertinenza d’azione e l’impatto risulta strategica la sua capacità di dialogare e rispondere ai bisogni espressi dai cittadini e dalle cittadine del quartiere Porto-Saragozza e dell’area Scalo Malvasia più nello specifico. Anche in questo senso, la necessità di sperimentare negli ambiti di nuove forme di welfare culturale e di spazi di comunità appare come ambito di intervento prioritario.

Il valore aggiunto del progetto ci sembra sia quello di creare dialogo e connessioni fra le diverse comunità che attraversano gli spazi del distretto, che diventano così a tutti gli effetti attivatori di relazioni, progettualità e connessioni.
In questo senso va letto ad esempio l’uso fluido e modulare di una parte degli spazi di Officina: un luogo dove studenti, lavoratori e programmazione di laboratori per le comunità ed eventi culturali coesistono e si auto-alimentano.

Quali attività avete realizzato e in che modo le realtà hanno creato nuove sinergie e progettualità condivise?

L’intervento di Bologna Attiva si è finora concretizzato su uno dei capannoni del distretto, Officina, e in previsione c’è l’attivazione di Temporanea e delle aree esterne a essi adiacenti.
Dopo una prima presentazione pubblica a giugno 2021, il progetto ha preso avvio con diverse attività, facendo precipitare a sintesi le premesse progettuali di creazione di connessioni e sinergie. Questo già a partire dal bando Bologna si Attiva, che ha selezionato e supportato la realizzazione di diverse attività socio-educative, laboratoriali e culturali rivolte a infanzia, adolescenza e famiglie del quartiere che si sono svolte a settembre 2021. Questa prima sperimentazione è stata implementata tramite un secondo avviso pubblico che ha selezionato una cordata di Enti del Terzo Settore per la gestione dello Spazio di Comunità, attraverso una programmazione connotata da una forte vocazione civica e di prossimità e costruita in sinergia con le altre attività del distretto.

L’attivazione degli spazi di lavoro avvenuta a ottobre dello scorso anno, con la presenza di diverse realtà e start-up del territorio, è stata seguita da un percorso di accompagnamento in cui i lavoratori sono stati coinvolti nella costruzione della comunità e della programmazione di Bologna Attiva. Da questo coinvolgimento diretto sono nate mostre come SuperOFF, esposizione prodotta da Publics ICC, una delle realtà residenti di Officina, e servizi dedicati alla formazione e al potenziamento lavorativo, come lo Sportello lavoro creativo @ Bologna Attiva, partito a marzo e che ha visto il coinvolgimento di nuovi soggetti che operano nel mondo della creatività, chiamati a fornire consulenze mirate.

La programmazione culturale, nonostante la giovane età dello spazio, è stata variegata e ha visto la realizzazione di eventi legati alle lavoratrici e ai lavoratori del mondo creativo, come Futuro Freelance, Creative Mornings e la premiazione di Annual, mostre e installazioni, come Closer @ Bologna Attiva, Future Film Festival e la mostra di Utopie Reali, talk e convegni, come la presentazione del libro South Working e l’incontro co-organizzato con l’Università di Bologna From Knowledge To Wisdom, and back!, e infine formazioni e laboratori, per esempio il ciclo di laboratori organizzati da Biblioteca Borges e Mondodonna che abbiamo ospitato a maggio e il progetto A destino curato da Teatro dell’Argine.

A dicembre 2021 è stata invece aperta l’Aula Studio Borges @ Bologna Attiva, in sinergia con la Biblioteca Borges e grazie alla collaborazione con il Comune di Bologna e l’Università di Bologna, un servizio rivolto alla popolazione studentesca del territorio che offre postazioni di studio individuale, per lavori di gruppo e per la didattica a distanza che proseguirà per tutto il corso del 2022 e che attualmente ospita circa 350 studenti ogni mese.

Ulteriore elemento di innovazione è dato dal fatto che gli spazi dell’aula studio ospitano una postazione di consultazione del Catalogo del Polo bibliotecario cittadino co-gestita con la Biblioteca Borges (attraverso la quale si possono prenotare libri provenienti da tutto il sistema bibliotecario metropolitano) e alcuni scaffali di libri che possono essere direttamente presi a prestito in loco. Infine, negli spazi di coworking abbiamo attivato una parete verde con bookcrossing realizzata alla collaborazione con Senape Vivaio Urbano e con Equi-Libristi.

Quali feedback ad oggi avete ricevuto?

I feedback ricevuti sono di varia natura e sono fondamentali. Quelli delle realtà residenti sono positivi, perché hanno colto le potenzialità del progetto, la sua natura connettiva e relazionale, e i vantaggi di essere parte di un Distretto ampio e variegato come quello di DumBO e in uno spazio polifunzionale come quello dell’Officina. Abbiamo avviato anche un’indagine, in collaborazione con l’associazione universitaria Culturit, per indagare le opinioni e la conoscenza del progetto Bologna Attiva tra gli studenti. Dalle prime risposte le aperture serali - l’aula studio è aperta fino a mezzanotte il mercoledì e il giovedì e puntiamo a espandere gli orari di fruizione - e la presenza di un un box per lo studio di gruppo sono i servizi più apprezzati.

Quali sono le criticità di questa area e in che modo le vostre attività intercettano le comunità?

La presenza di comunità del territorio all’interno di Officina, entrate grazie all'avviso pubblico Spazio di comunità @ Bologna Attiva, ha dato al progetto un respiro civico maggiore, aprendo in maniera molto forte il Distretto ai residenti dell’area del Quadrilatero Scalo - Malvasia, una delle più critiche del quartiere.
Questo intervento si sviluppa in diretta sinergia e continuità con diverse progettualità che la Fondazione ha avviato in collaborazione con l’Amministrazione e che forniscono servizi e supporto in particolare alle fasce più giovani e più anziane, di fatto quelle più presenti su questo territorio, che presenta i tassi di fragilità più alti dell’intero quartiere Porto-Saragozza.

Obiettivo di tutti questi percorsi è offrire nuove opportunità di crescita civica e culturale per i residenti dell’area e questo è possibile grazie alla preziosa collaborazione tra le associazioni che quotidianamente lavorano in questa zona, alcune delle quali anche appunto all’interno del Distretto, nello Spazio di Comunità. In questo processo, un ruolo fondamentale è quello dell’Agente di Prossimità della Fondazione che, attraverso il lavoro di indagine e ascolto attivo dei bisogni e delle istanze del territorio, tesse relazioni e sinergie volte a individuare soluzioni condivise e innovative che anche attraverso Bologna Attiva vengono sviluppate.

Intervista di Silvia Santachiara 

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